Ultimo atto

La grande intuizione in quest’opera, è quella di scegliere il palcoscenico come luogo dove i protagonisti vogliono mettere in scena un dramma, quello di essere appartenenti a famiglie mafiose, e quindi il loro tentativo di ribellione ai capi famiglia che spesso decidono il destino anche dei figli e delle mogli.


Quale luogo migliore di un teatro dunque per gridare di non volere più recitare per la mafia, ma per l’onestà, il convivere civile, la creatività.
Senza dubbio gli esempi di uomini e donne che, in quanto componenti di famiglie mafiose, a un certo punto dicono basta a questa cultura di violenza sono pochi; immaginate però, per un momento, che dopo “l’applauso” finale del III atto, queste stesse persone con il loro atto di coraggio riescano a svegliarci, a coinvolgerci.


Si leverebbe davvero dalla platea del teatro, dalla strada, dalle case, un grandissimo applauso che unito a quello del primo uomo, della prima donna e di Nunziatina, interpreti reali del dramma della violenza, porterebbe a sconfiggere la mafia.
E’ utopia o è soltanto un sogno realizzabile?